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lunedì 28 novembre 2016

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE - Quarta ed ultima parte

Ho terminato la lettura dell'ultimo Harry Potter...
CONCLUSIONE:
come ho scritto nel primo post della recensione, non rivelerò nulla della trama. Non trovo giusto anticipare le soprese - e ce se sono diverse - a chi non ha ancora letto il libro. Altrimenti, che soprese sarebbero?
Ma torniamo seri, per quanto possibile.
Allora...Nonostante le frequenti cadute, il giudizio complessivo rimane comunque discreto. Purtroppo, devo ammetterlo, la finale è stata un 'punto basso'...a mio avviso.
Il collegamento tra passato e presente è stato piuttosto pacchiano. Al contrario, la trovata di viaggiare nel tempo mi è piaciuta un sacco. Ritornare all'avventura originale è stato un po' come rivedere vecchie videocassette coi ricordi d'infanzia.
Bello! Emozionante!
Chissà se vedremo mai un film di questo capitolo... Sì, lo so, non mancherà chi griderà nuovamente alla pura operazione di marketing ma a me piacerebbe. A tal proposito, ho già espresso il mio parere nel post precedente.
Avrei solo una perplessità.
Spererei che gli interpreti rimanessero quelli dei film precedenti. Non sarebbere la stessa cosa se li cambiassero. Se, improvvisamente, trasformassero Hermione in una signora di colore ne rimarrei di certo spiazzato. Non c'è mondo magico che tenga... Emma Watson è Hermione! Punto e basta.
Non ho capito la scelta effettuata nella trasposizione teatrale. Lì comunque ci può stare. È un capitolo a se stante quindi non deve per forza rifarsi alla versione cinematografica.
Con questo ho concluso! E a chi fosse ancora indeciso, dico: FORZA, ANDATE IN LIBRERIA. NON PERDETE L'OCCASIONE DI TORNARE AD HOGWARTS E NEGLI ALTRI LUOGHI MAGICI CHE VI HANNO FATTO SOGNARE PER ANNI. 
È voi? Cosa ne pensate? Ma, soprattutto, come giudicate HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE?
Aspetto le vostre impressioni alla mail del blog.


Grazie e buona lettura

giovedì 24 novembre 2016

SCAMBIO DI FAVORI...CON SORPRESA

Di
Lorenzo Bosi


I Bosciarqi giunsero all’appuntamento in perfetto orario.
Amaranda entrò nell’ufficio del sindaco con la testa fasciata da una banda elastica, decorata da una dozzina di vasetti di fiori veri. Il vestito era bianco a righe orizzontali di tutti i colori e lasciava intravvedere le ginocchia cicciottelle.
Abjen invece aveva il solito completo rosso, l’unico capo in suo possesso che avesse un minimo di eleganza. Ma, al posto dei consueti riporti, si era infilato un paio di guanti verdi, lunghi fin oltre il gomito.
“Eccoli! Sono questi i due pazzi!”.
Il loro arrivo fu seguito, a breve distanza, dall’irruzione di un cittadino infuriato.
“Ho visto quella bestiaccia legata fuori dal municipio e sono salito di corsa. Questi matti mi devono rimborsare il danno all’auto!”
“Cos’è successo?”, domandò Mino, alzandosi dalla sedia.
I due Bosciarqi, si guardarono con occhi stupiti. “Era lei che continuava a strombazzare”, intervenne Amaranda.
“Non si può bloccare il traffico con un enorme giraffa”, strepitò l’uomo, gesticolando come un forsennato. “La gente ha degli impegni. In genere, le persone normali, non stanno a ciondolare tutto il giorno come fate voi. Io dovevo andare a prendere mio figlio a scuola e il vostro animalaccio ha assestato un bel calcio alla portiera dell’auto! Ma io vi denuncio!”
“Calma, calma!”, si inserì il sindaco. “Le chiedo di tornare più tardi ma sono sicuro che presto otterremo grandi soddisfazioni in questo senso”.
Mino sorrise sotto i baffi. Aveva l’asso nella manica che gli avrebbe permesso di sbarazzarsi di quella strana famiglia, una volta per tutte.
“Va bene. Io me ne vado ma non finisce qui! Ve lo prometto!”, schiamazzò l’uomo, puntando il dito contro i coniugi. Poi uscì dall’ufficio come una furia.
Il sindaco però avrebbe dovuto giocare bene le carte a sua disposizione, in caso contrario, tutto il progetto sarebbe andato a monte.
Il consiglio stava per approvare la costruzione di un imponente complesso abitativo proprio vicino a casa Bosciarqi. Una gigantesca semiluna di cemento armato che avrebbe circondato e oscurato l’obbrobriosa abitazione di quella stramba famiglia.
Mino era certo che non l’avrebbero mai sopportato. Era quindi inevitabile che se ne sarebbero andati e, finalmente, tutta Freudaccio avrebbe tirato un sospiro di sollievo.
Il semplice pensiero di quel trionfo lo fece ridere ad alta voce. Poi però riprese subito il controllo delle sue azioni.
“Benarrivati”, li accolse con un sorriso falso come le sue promesse elettorali.
“Grazie signor sindaco. A cosa dobbiamo l’onore del suo invito?”
“Signor Bosciarqi, vi ho convocati per comunicarvi una splendida novità. Una cosa che renderà felici voi quanto me”.
Allargò la bocca da orecchio ad orecchio ed aggiunse: “Il consiglio ha approvato il progetto per l’edificazione di un ricovero per animali abbandonati”.
“E’ un’idea meravigliosa”, gioì Amaranda, congiungendo le mani sotto al mento.
“Sapevo che avreste accolto questa notizia con grande entusiasmo ed è questa la ragione che ha convinto me e l’intero consiglio comunale a costruire il grande edificio proprio vicino a casa vostra”, spiegò Mino. “Questo sarà solo il primo passo del mio grande progetto di rendere Freudaccio una cittadina a stretto contatto con la natura. Proprio come lo siete voi”, rincarò la dose.
Al colmo della gioia, la signora Bosciarqi, scavalcò la scrivania con un balzo e si scaraventò sul povero sindaco, baciandolo ripetutamente.
“Calma, calma signora. Capisco la sua contentezza ma non per questo mi deve uccidere”.
Ma, sotto al duplice peso, la vecchia sedia non resistette e si fracassò in mille pezzi.
Mino cadde a terra e l’enorme Amaranda precipitò su di lui.
“Ci permetta di aiutarla”.
“Certo, certo…con molto piacere, signor Bosciarqi ma…per favore mi dia una mano a sollevare la sua signora, immediatamente”  
La donna si alzò da sola con sorprendente velocità.
“Signor sindaco, domani farò venire qui i nostri teneri figlioletti con uno splendido regalo per lei. Vedrà come sarà facile e rapido dare un’impronta ecologista alla nostra splendida città”.
“Con molto piacere, signora”, tagliò corto il sindaco pur di liberarsi al più presto di quei due matti.

Il pomeriggio successivo, Mino era seduto nell’ufficio tecnico, di fronte al geometra comunale.
“Signor sindaco, è sicuro di quello che sta facendo?
“Le assicuro che pur di liberarmi di quella banda di squilibrati sarei disposto a qualsiasi cosa e, dopo tutto, si tratta del regalo di due bambini, cosa mai potranno combinare?”
“Sì, sì ma non di bambini comuni, sono comunque due Bosciarqi”, cercò di metterlo in guardia, Ennio.
Mino accantonò il discorso con un gesto del braccio.
“Pensa piuttosto a come reagiranno quando si ritroveranno il loro raccapricciante tugurio avvolto da una barriera di cemento armato”.
I due uomini risero a squarciagola.
“Se la daranno a gambe levate”.
“Proprio cosi, Ennio ed è quello che io voglio anzi, quello che tutta Freudaccio vuole”.
Il sindaco lasciò il tecnico agli impegni lavorativi e raggiunse il suo ufficio. Abbassò la maniglia ma, con stupore, constatò che la porta era chiusa dall’interno.
“Cosa state combinando? Fatemi entrare”, gridò in preda all’ira. Poi però gli tornò in mente lo scopo di quella concessione e cambiò tono: “Bambini cari, dovrei entrare in ufficio”.
“Non è possibile, sindaco. Noi abbiamo quasi terminato ma non si potrà entrare qui dentro prima di due giorni”, gli rispose la voce monotono di Alaja.
Mino tremò dalla rabbia. Non si sentiva più tanto sicuro di aver avuto una buona idea ma si impose di non perdere le staffe. Ogni sacrificio sarebbe stato ripagato…e con gli interessi, poi anche! Decise quindi di fare un salto nell’ufficio anagrafe dov’era stata appena assunta una giovanissima e avvenente impiegata. Le curve della ragazza l’avrebbero distratto un po’.
“SINDACO!”
L’uomo, che stava scendendo la vecchia scalinata, si voltò e vide Arame sul pianerottolo. I lunghi capelli rossi del bimbo erano legati sulla sommità del capo. Ma, soprattutto, al posto delle scarpe calzava un paio di enormi pinne.
“Bravi bambini, avete finito? Dov’è tua sorella?”
“Sì ma, come ti abbiamo detto, per vedere il nostro regalo dovrai aspettare almeno due giorni”.
“Ma io non posso aspettare nemmeno un secondo, mi dispiace”, rispose Mino, secco.
“Ci dispiace a noi ma tu non entrerai”, intervenne Alaja che era appena arrivata. “Questa la teniamo noi”. E mise in bocca la chiave dell’ufficio.
“Va bene, vedo che siete dei bambini…” deglutì rumorosamente, “…dolcissimi quindi farò come dite”, rispose Mino, col sorriso più finto di una maschera di carnevale.
Conoscendo la bizzarria dei Bosciarqi, decise di non contraddirli. Dopo tutto, cosa sarebbero mai stati due giorni se poi si fosse liberato per sempre di loro? Una concessione più che tollerabile, ripeté a sé stesso.
“Allora vi saluto”.
Mino posò una mano sul capo della bimba e provò ad arruffarle simpaticamente ciò che, a prima vista, gli sembravano essere i capelli.
“Cos’è?”
L’uomo ritrasse la mano di scatto. La calotta di pietra sulla testa di Alaja si era spostata, rivelando il cranio completamente calvo.
“A forza di mangiare sassi, i capelli le sono diventati duri come macigni”, spiegò Arame con la massima naturalezza. Il bimbo porse la mano al sindaco per salutarlo…
“Che guanti sono? Orren…”
Alla vista delle dita palmate del piccolo Bosciarqi, il primo cittadino rimase sconvolto per la seconda volta in pochi secondi.
“Non sono guanti”, spiegò stavolta Alaja. “Ha le mani così perché passa tutto il tempo a bagno, nella palude di casa”.
I giovani Bosciarqi scesero le scale e uscirono dal municipio, lasciando il sindaco senza parole.
“Sto facendo tutto questo per il bene della città e di me stesso”, sussurrò Mino, a denti stretti.
“Se riuscirò a liberare Freudaccio da questi pazzi scatenati, sono sicuro che vincerò anche le prossime elezioni”.
Il sindaco fece un ghigno di trionfo e si diresse all’ufficio anagrafe.

Amaranda e Abien entrarono nella sala d’aspetto che era stata, provvisoriamente, adibita ad ufficio del primo cittadino.
Mino si alzò dalla sedia.
“Finalmente avrò il piacere di scoprire il vostro regalo”.
“Certo e le annuncio che noi non abbiamo perso tempo. L’intero progetto sta per essere realizzato”.
Il sindaco preferì soprassedere sulle parole di Abien…era troppo preoccupato di comprenderne il vero significato.
Amaranda estrasse la chiave dalla borsetta gialla e raggiunse la porta dell’ufficio.
“Si tenga stretto, non crederà ai suoi occhi”, annunciò la donna col viso grasso illuminato da un sorriso smagliante. Poi la inserì nella toppa ed aprì le due ante con un gesto teatrale.
“I nostri due tesorini hanno proprio la stoffa degli architetti”, gioì la signora Bosciarqi.
Abien entrò per primo nella stanza, calpestando l’erba alta che aveva già coperto ogni cosa.
“Non potevamo chiedere niente di meglio ad Arame ed Alaja anzi, a dire la verità, signor sindaco ammetto che la invidio e non poco. Adesso il suo ufficio è addirittura più bello di casa nostra”.
Poi l’uomo si abbassò e raccolse un piccolo serpente.
“OH, SANTO CIELO!”, reagì il Mino, terrorizzato.
“No, non si preoccupi. Non rimarrà qui prigioniero a lungo”.
Amaranda accarezzò dolcemente la testa del rettile che reagì, aprendo le fauci. “Quando il progetto sarà esteso a tutta la città anche questo dolcissimo animaletto sarà libero di scorrazzare ovunque. Per il momento però dovrà rimanere qui a tenere sotto controllo i topi”.
“A…tutta…la…città?”, balbettò il sindaco.
“Certo, venga a vedere”.
Abien lo invitò a raggiungere la finestra. “Faccia attenzione a non calpestare l’altro serpente”.
Mino avanzò come se stesse camminando su un pavimento di uova e, quando si affacciò, vide un grosso camion che spargeva granelli di chissà cosa sulla piazza davanti al municipio.
Amaranda fece un cenno di saluto in direzione del mezzo. Questo si fermò e dal finestrino spuntò una vecchietta dalla pelle grinzosa e coi capelli bianchi raccolti in una crocchia malfatta.
“Zia Arina tutto bene?”
“Sì, piccola mia”, rispose l’autista, mettendo in mostra l’unico dente aguzzo che aveva in bocca. “Gli altri camion stanno spandendo il mio super fertilizzante nel resto della città”.
Poi richiuse il finestrino e tornò al lavoro.
“Zia Arina ha realizzato un fertilizzante prodigioso. In due giorni, Freudaccio sarà seppellita dalla vegetazione”.
“Proprio così, caro e il nostro amato sindaco vedrà realizzato il grande sogno di avere una città immersa nella natura”, proseguì Amaranda. “Non è meraviglioso?”
La donna si voltò in direzione Mino.
“Dov’è andato?”, domandò, non vedendolo più al suo fianco.
“Probabilmente non ha retto alla gioia”, considerò Abien, indicando l’uomo disteso a terra, privo di conoscenza.

“Sono estremamente addolorata per il nostro povero sindaco”, si crucciò la signora Bosciarqi, fermando il rastrello con cui stava raccogliendo l’erba del salotto. “Non capisco proprio cosa l’abbia spinto a dimettersi senza preavviso”.
“Hai ragione, gioiellino mio e, purtroppo, chi l’ha sostituito, ha già estirpato tutta l’erba che era cresciuta in città. Sarò avvilito. Secondo me dovremmo andare a casa sua a dimostrargli la nostra vicinanza”.
Abien stava ammucchiando l’erba secca vicino all’uscita.
“Hai sempre idee meravigliose, caro. Senza contare che hanno accantonato anche il suo grande progetto per il ricovero degli animali. Ora più che mai ha bisogno del nostro sostegno, il cuore del povero Mino sarà infranto dal dolore”.
“Purtroppo Freudaccio non è ancora pronta per un bravo sindaco come lui. Ma non perdiamo tempo, andiamo a trovarlo”, ribadì il signor Bosciarqi.
“Arrivo subito Abien, nel frattempo tu prepara Malassa”.

FINE

QUINTO EPISODIO
)

mercoledì 23 novembre 2016

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE - terza parte

Da pag 172 a 274
Non c'è niente da fare, a me il mondo di Harry Potter piace un sacco.
Forse ho impiegato qualche pagina in più del solito per affezionarmi al libro -in genere mi bastava guardare la copertina - ora però sono rapito dalle avventure degli eredi... ma a chi si riferisce il titolo? Con ogni probabilità, non al figlio di Harry Potter.
A me ha colpito molto il personaggio di Delphi, una ragazza, dapprima insignificante che, all'improvviso, si appropria delle redini della storia e, come un'amazzone navigata, diventa padrona della situazione. FANTASTICO!
La porta aperta su un mondo dominato dal perfido Voldemort mi ha provocato un forte brivido emotivo. Potere della GiraTempo.
Credo proprio che, alla fine, questo libro mi mancherà... non tanto quanto i primi sette ma avrò comunque un po' di nostalgia.
So ed è evidente che si tratti di una pura e semplice operazione di marketing ma, mi domando, che male c'é?
Che lo si voglia ammettere o meno, il motore che muove il nostro squallido mondo sono i soldi - e non l'amore - quindi, una volta individuata una lucrosa iniziativa, la si persegue fino in fondo? Chi non lo farebbe? Non ci vedo nulla di così peccaminoso.
A dire il vero, non so quanto sia coinvolta J.K. Rowling nel progetto. Nella parte creativa, credo veramente poco (o niente) e questo si avverte. Rimango dell'opinione che sarebbe stato meglio scrivere un romanzo con tutti i crismi. La sceneggiatura limita troppo il coinvolgimento del lettore però trovo che la trama regga bene. Pur con qualche caduta nel banale ma, tutto sommato, il librò è valido.
Quella che, inizialmente,  avevo giudicato come una bizza puerile di Albus, ha generato delle conseguenze sorprendenti e inaspettate.
Gli estimatori di Harry Potter - anche se qui è adulto - non dovrebbero snobbare questo progetto. Non mancano i vecchi protagonisti:  soprattutto Hermione, Ron, Draco e Ginny sono parte integrante dell'avventura. Inoltre ritroviamo alcuni personaggi redivivi: Silente, Piton e Cedric Diggory... che ricordi!!! Un vero tuffo nel passato.
Al momento, non mi resta che proseguire e terminare il libro. La prossima recensione sarà, ahimé, l'ultima poi si vedrà... se avete delle preferenze, consigliatemi un libro tramite la mail del blog.

domenica 20 novembre 2016

SMART WRITING

Presentazione del concorso più SMART del mondo
Non perdete l'occasione
SMART WRITING
è il concorso che tutti aspettavano.
CLICCATE LA PRIMA RIGA DEL POST.
GUARDATE IL VIDEO... e correte ad 
iscrivervi


venerdì 18 novembre 2016

CONCORSO "MURO DI LIBRI"

Il blog MURO DI LIBRI in collaborazione con Village Telefonia di Faenza
ORGANIZZA
il concorso letterario
SMART WRITING
1) La partecipazione è aperta a tutti gli scrittori italiani e stranieri purché con testo in italiano;
2) Si partecipa inviando i testi - unica copia - tramite posta o email. Le opere non verranno restituite;
3) Si partecipa con un racconto a tema libero, non superiore a n. 4 pagine, carattere Times New Roman, corpo 14, interlinea 1,5. Può essere edito o non edito;
4) La quota di partecipazione alle spese e per il ricco premio è di 10 €
- bonifico a favore di: MURO DI LIBRI di Lorenzo Bosi, causale "concorso Write Smart. Inviare la ricevuta del pagamento via email a murodilibri@libero.it
IBAN IT62E0601067684510200396472
- in contanti insieme al plico ma non si risponde di eventuali smarrimenti da parte del corriere.
Il plico dovrà essere inviato a:
MURO DI LIBRI c/o
Village Telefonia
P.zza Martiri della Libertà, 19/B
48018 Faenza (RA)
5) La scadenza per la spedizione degli elaborati è fissata per il 15 febbraio 2017 (data timbro postale). La segreteria non si riterrà responsabile degli eventuali disservizi postali;
6) Il racconto che vincerà verrà pubblicato sul blog e sui vari social media collegati, in più, l'autore riceverà uno smartphone che sarà rivelato in seguito, più una cover personalizzata col testo - parziale - del racconto inviato.
7) La cerimonia si svolgerà a Tredozio (Fc) presumibilmente tra aprile e maggio 2017, in data e luogo che verranno resi noti. È possibile il ritiro del premio da parte di una terza persona munita di delega. I premi potranno altresì essere spediti con spese anticipate a carico del richiedente.
8) La partecipazione al concorso implica l'incondizionata accettazione di tutte le clausule del regolamento e l'autorizzione alla divulgazione del proprio nominativo, del premio vinto e del testo vincitore su giornali, social network e pagine web. Per questa ragione, tutti gli autori che partecipano, cedono all'organizzazione e al blog MURO DI LIBRI il diritto di pubblicare le opere dei partecipanti senza avere nulla da pretendere come diritti d'autore. Nel caso in cui i racconti siano già editi verranno indicati i dati del libro da cui sono stati tratti.
Con l'autorizzazione al trattamento dei dati personali si garantisce che saranno usati esclusivamente ai fini del concorso.
9) Le norme e i contenuti del concorso potranno subire variazioni in base ad eventuali necessità e/o cause di forza maggiore.
Ulteriori informazioni potranno essere richieste a:


mercoledì 16 novembre 2016

lunedì 14 novembre 2016

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE - Seconda parte

Da pag 72 a pag 172
La lettura è proseguita e mi trovo più a mio agio.
Dopo essermi allineato ai ritmi della scenaggiatura, apprezzo maggiormente ciò che sto leggendo. Non per questo ho cambiato idea. La mia predilizione rimane comunque per il romanzo classico e, di conseguenza, per i primi sette volumi della saga.
Ciononostante, il ritorno al mondo magico riesce a darmi qualche soddisfazione in piu rispetto alle prime pagine anche se, ad essere sincero, l'effetto 'nostalgia' sta influenzando positivamente i miei gusti. A questo punto, posso dire che, pur riconoscendone i limiti, l'ottavo capitolo riaccende lontani ricordi: le peripezie di Harry, Hermione e Ron ad Hogwarts, le incursioni al Paiolo Magico, gli acquisti nei negozietti di Diagon Alley, le botte prese dal Platano Picchiatore o Salice Schiaffeggiante che dir si voglia!!!
La bravura della Rowling sta proprio nella sua capacità di farci entrare anima e corpo in ciò che scrive. Nei sette romanzi precedenti, noi lettori ci siamo sentiti come altrettanti spettatori invisibili della trama e abbiamo condiviso le gioie e i dolori dei protagonisti della storia.
Ma torniamo alla ragione di questo post... devo recensire l'ultimo capitolo. Basta tergiversare!!!
A questo punto, la lettura mi appare più piacevole e, non nego, che il fatto di condividere le mie impressioni con voi mi da un ulteriore stimolo a continuare.
Ma mi piacerebbe avere anche i pareri di chi l'ha letto.
FATEVI AVANTI!!
Bene, ecco qua un dubbio che mi è sorto all'improvviso. Da quanto ricordo, la GiraTempo era uno strumento piuttosto difficile da gestire. Fu Silente in persona a spiegarne le modalità d'utilizzo alla giovane Hermione che, non dimentichiamocelo, era già una streghetta piuttosto capace.
Albus e Scorpius invece riescono:
A) a rubarla al Ministero - ma un posto più sicuro dove tenere un oggetto tanto importante non si poteva trovare?
B) a tornare indietro nel tempo, esattamente nel momento in cui desideravano.
Non stiamo parlando di un paio di maghi provetti ma, secondo la loro stessa ammissione, di due 'sfigati'... e in tutti i sensi, aggiungo io.
Com'è possibile?
Inoltre non mi piace assolutamente il personaggio di Harry Potter.
Cosa gli è successo? 
L'unica spiegazione che mi viene in mente è che il raziocinio gli sia stato prosciugato da un terribile incantesimo.
Possibile che da due mezze frasi del tutto incomprensibili, lui abbia tratto la conclusione (assurda) che l'ombra nera che aleggia sopra ad Albus sia proprio il tenero Scorpius? Sembra che il meraviglioso amico e, forse amante, non sia degno di stare a fianco dell'erede del famoso Potter. Ha tutto il sapore dello squallido copione di un dozzinale romanzo rosa, qui però è, per lo meno, arricchito di una moderna nota di omosessualità. Vorrà dire che - Harry permettendo - le coppie di fatto faranno il loro ingresso trionfale nel mondo magico. E questo è giusto. Anche la letteratura per ragazzi deve affrontare l'evoluzione della società in cui viviamo.
Avrei voluto affrontare l'argomento 'Cedric Diggory' ma, per il momento, ho deciso di rimanere alla finestra a seguire gli sviluppi.
Una perplessità però voglio esporla.
La missione assurda in cui Albus e Scorpius si sono gettati a capofitto sta generando conseguenze gravissime che io avrei gestito in modo diverso.
Non sarebbero mancati colpi di scena eclatanti, risvolti catastrofici.
Qui invece, per assurdo, se i due ragazzi volessero, potrebbero lasciare le cose come stanno e fregarsene bellamente.
Le conseguenze della bravata sono gia state accettate e metabolizzate senza troppe conseguenze.
Spero di essermi spiegato.
Voi cosa ne pensate?
La mail del blog vi aspetta.
Resto in attesa di ricevere le vostre opinioni, nel frattempo preparo la prossima recensione.

murodilibro@libero.it

venerdì 11 novembre 2016

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE - Prima parte

Come annunciato in un post precedente, ho iniziato la lettura dell'ottavo capitolo della saga di Harry Potter.
Proprio ieri, sono giunto alla settantunesima pagina del volume ma fin dalla prima ho pesantemente accusato il limite di coinvolgimento emotivo esercitato da una sceneggiatura.
Aridi dialoghi in cui gli stati d'animo, le emozioni e le sensazioni devono essere percepiti dal lettore. Mancano cioè gli ingredienti che, dal mio punto di vista, fanno grande un libro ed appassionante una lettura. Chiariamoci subito. Questa non vuole  una critica alla trama. È un dato di fatto che chi acquista il libro conosce fin da subito ed è proprio questa la ragione per cui non mi decidevo a leggerlo.
Veniamo ora al racconto vero e proprio.
Ammetto di essere partito prevenuto per il motivo che ho scritto poc'anzi o per il fatto che non sia stato scritto esclusivamente dalla mano della Rowling ma, fino a questo punto, l'ho trovato ben al di sotto dei libri precedenti.
Argomentiamo meglio questa impressione.
Albus, il figlio di Harry Potter, è un ragazzo problematico che, evidentemente, soffre per l'eccessiva ingombranza della figura paterna nella sua vita e fin qui, tutto bene.
Ma durante un incontro/scontro col genitore, il giovane Potter si atteggia più a bamboccione viziato che ad adolescente vittima di una crisi esistenziale... e Harry? È irriconoscibile! Accetta passivamente le offese del figlio, senza alcun tipo di reazione. Non che sia del tutto esente da colpe, tutt'altro... Faccio chiarezza.
Leggete i regali pre Hogwarts fatti ai figli: a James dona il fantastico mantello dell'invisibilità.. Wow!
A Lily, un meraviglioso paio di ali di fata... doppio wow!
E ad Albus???
Che ci crediate o no, al povero Albus regala la coperta pidocchiosa in cui - Harry - era avvolto quando è stato portato dagli zii.
Ma che cavolo di regalo è questo???
E poi si chiede perché il figlio si arrabbia???
Non ci vuole certo la magia per capirlo!!!
Cambiamo argomento.
Vogliamo parlare della cavolata della Strega del Carrello??
Questo assurdo personaggio avrebbe il compito di impedire a chiunque di abbandonare il treno prima del capolinea.
Un normale controllore, no?
Ma non formalizziamoci. In un mondo pervaso dalla magia tutto è permesso.
Però, dico io, se in centonovanta anni di onorata carriera nessuno le è mai sfuggito, come possono esserci riusciti Albus e Scorpius, due ragazzini inesperti, senza nemmeno troppa fatica?
A mio avviso, è ora che la povera streghetta vada in pensione. I suoi controlli non sono più tanto efficaci... Non vorrei che la diabolica legge Fornero fosse riuscita a superare il binario 9 e 3/4, fregando - oltre gli italiani - anche gli abitanti del mondo magico!!! 
A parte gli scherzi, mi rifiuto di credere che Joanne Rowling sia complice di simili trovate.
Ad ogni modo andrò avanti nella lettura... ho già intravisto un'altra pecca di cui forse parlerò nella seconda parte.
Chi di voi ha letto il libro?
Inviate le vostre impressioni via email.

lunedì 7 novembre 2016

I BOSCIARQI VANNO AL CIRCO

Di
Lorenzo Bosi
Mino, il sindaco di Freudaccio, osservava con interesse il montaggio del tendone giallo e rosso del circo che, il giorno successivo, avrebbe iniziato gli spettacoli in programma.
Insieme a lui c’era pure Manlio, uno dei tre vigili urbani rimasti nella cittadina dopo la restrittiva revisione delle spese operata dal governo.
Uno vicino all’altro, i due uomini sembravano il classico articolo ‘il’, anzi no. A guardarli meglio erano molto più simili al meno popolare articolo ‘lo’.
Mino era alto e magro. Manlio, all’opposto, era tozzo; ciò che gli mancava in altezza, il vigile lo recuperava in larghezza tanto che la divisa d’ordinanza era sempre sul punto di scoppiargli addosso.
“Ho chiesto al padrone del circo di invitare i Bosciarqi come ospiti d’onore”, stava spiegando il sindaco. “Voglio vedere come reagiranno quando saranno chiamati ad affrontare delle vere bestie selvatiche”.
Il vigile sghignazzò.
“Ha fatto bene, signor sindaco. Secondo me la loro vita è tutta una pagliacciata. Hanno trovato il modo di vivere senza lavorare”.
“Eh già, con tutti quei servizi televisivi, le ospitate e gli articoli su giornali e riviste stanno facendo un sacco di soldi”, concordò Mino.
“Non è giusto nei confronti di chi fatica ogni giorno per guadagnarsi lo stipendio”.
Il sindaco guardò l’uomo sottecchi. Manlio non era certo l’esempio lampante di lavoratore infaticabile. Ad ogni modo preferì non farne parola.
“Domani pomeriggio verranno finalmente smascherati e in diretta televisiva, oltretutto! Ho chiesto a diverse emittenti locali di raggiungere il circo per riprendere l’evento e, come immaginavo, molte hanno accettato. Ci sarà da divertirsi, vecchio mio!”
Il vigile rise, soddisfatto.
“Mi raccomando, acqua in bocca!”, concluse Mino.

I Bosciarqi accettarono l’invito con grande entusiasmo.
“Tutti a bordo della nostra Malassa!”, annunciò Abien.
La famiglia era agghindata per le migliori occasioni. Erano impazienti ed emozionati di assistere al primo spettacolo circense come ospiti d’onore, per questa ragione, si erano preparati al meglio.
Abien aveva aggiunto dei nuovissimi riporti gialli alle maniche e ai pantaloni del suo completo rosso preferito.
“Arrivo, sono pronta”.
Alaja uscì di casa con gonna e camicetta – pur sempre verdi – ma appena comprate. Aveva però deciso di non indossare la calotta di pietra che, a causa dell’alimentazione a base di sassi, aveva sostituito i suoi capelli neri. Il suo posto era stato preso da Frulla, la puzzola, che si era raggomitolata sulla testa della bimba a sonnecchiare un po’.
Una vero e proprio berretto vivente.
“Mi sta bene?”, domandò al fratello.
“Che bella idea. Peccato che non possa fare la stessa cosa con Sdenti”, rispose lui, mostrando il vaso trasparente in cui nuotava il suo affezionato piranha.
Coi vestiti addosso, Arame era davvero impacciato. Soprattutto faticava a camminare. Nonostante gli calzassero a pennello aveva la grazia di un pagliaccio dalle scarpe gigantesche.
Un vero spasso.
Abien aiutò la moglie. Il vestito elasticizzato, rosa a pois arancioni che aveva scelto per la serata, le stava troppo stretto, così l’uomo dovette praticamente issarla di peso sul carretto, agganciato al dorso della giraffa.
Amaranda si posizionò al centro dei suoi quattro alveari. Voleva che anche le sue adorate apine si godessero una serata fuori casa.
I figli e il signor Bosciarqi invece salirono sulla groppa del grande animale.
“Si parte!”, annunciò la donna. “Sono molto emozionata”.
La famiglia uscì dal cancello e si diresse al centro della cittadina dove il tendone del circo era pronto ad accogliere i numerosi spettatori che già facevano la fila alla biglietteria.
“Eccoli”, si udì tra la folla.
Numerose telecamere s’accalcarono attorno agli ospiti d’onore. Insieme ad esse, giunse anche un nutrito gruppo di curiosi.
“Siete pronte per…”
Ma il giornalista non riuscì a terminare la frase.
La confusione generata dalla ressa, innervosì la giraffa che diede un brusco strattone. A questo punto, ciò che tutti avevano scambiato per il berretto di Alaja scattò in avanti e mostrò i denti affilati. Frulla era sul piede di guerra.
Colti di sorpresa e spaventati dal minaccioso animaletto, chi era in prima fila arretrò, gettandosi su chi stava di dietro. Effetto domino assicurato. Molti si trovarono a terra senza nemmeno rendersene conto.
I Bosciarqi risero di gusto.
“Che carini”, commentò Amaranda. “Si tratta senz’altro di un assaggio dello spettacolo”.
“Certo cara, le premesse mi sembrano ottime”, concordò il marito.
Avanzarono tra la folla ancora distesa a terra che prontamente si ritirava per evitare i pericolosi zoccoli della giraffa.
La signora Bosciarqi continuò a salutare e a sorridere, con fare da grande diva, a chiunque le passasse a fianco.
L’intera famiglia, con animali a seguito, venne quindi condotta all’interno del circo da un apposito passaggio, a loro riservato. Avevano inoltre poltroncine separate, ad una certa distanza dalla platea…e certo, sareste tranquilli se vi trovaste vicino ad una puzzola, ad una giraffa e a ben quattro alveari, sovraccarichi di api armate di pungiglione?
Domanda idiota a cui fa seguito una risposta scontata.
CERTO CHE NO.
E infatti, gli abitanti di Freudaccio si posizionarono il più lontano possibile dai Bosciarqi.
Ad ogni modo, lo spettacolo iniziò in perfetto orario.
I primi ad entrare nella pista circolare, furono gli acrobati con le loro tute elasticizzate multicolore. Veramente bravi. Sembravano volteggiare nell’aria con la leggiadria di un gruppo di farfalle e gli spettatori seguirono le loro evoluzioni emettendo ripetute esclamazioni di stupore.
Ad essi seguirono i clown che scatenarono un allegra sinfonia di risate corali.
I numeri si susseguirono a ritmo incalzante finché, nel corso della prima pausa, vennero innalzate grosse inferriate intorno alla pista.
“A cosa servono?”, domandò Arame.
“Non lo so”, le rispose la sorella.
Ma i loro dubbi vennero presto chiariti dalla voce del presentatore.
“Signore e signori, è giunta l’ora tanto attesa. Tra poco potrete ammirare le nostre meravigliose tigri del Bengala. Mestose e letali!”
“Non capisco perché abbiano messo quelle sbarre”, si domandò Alaja.
“Secondo me devono superarle con un salto”.
La risposta di Arame venne sovrastata dalla voce del presentatore.
“So che qui, insieme a noi, abbiamo la famiglia più famosa di Freudaccio e so anche che sono gli amanti della natura per eccellenza. Mi è stato detto che riescono addirittura a parlare con gli animali. Ci credete voi?”, domandò alla folla, senza nascondere una certa ironia. Diede poi un’occhiata alla cartellina che teneva in mano e proseguì: “Ecco qua, si tratta della famiglia Bosciarqi. Sarebbe un grandissimo onore per me e per il mio circo, se un componente di questa strana famiglia potesse raggiungermi qui, al centro della pista. Voglio vedere se riusciranno a non tremare al cospetto delle nostre tigri fameliche”.
Mino e Manlio, che erano presenti allo spettacolo, con le rispettive famiglie, si guardarono di sbieco e scambiarono un sorriso complice.
“Chi si crede di essere, quello sbruffone?”, protestò Amaranda.
La donna si alzò dalla sedia e scese le scale con impeto. Da lontano, sembrava una grossa palla che rimbalzava su ogni gradino.
“Benarrivata”, la accolse l’uomo. “Lei è senz’altro la signora Bosciarqi”.
Poco dopo, giunsero anche gli ammaestratori, armati di lunghe fruste.
“Quelle a cosa servono?”, domandò la donna, sbigottita, indicando le armi che i tre uomini tenevano in mano.
Nessuno le rispose.
“Bene. Ora faremo entrare le belve feroci. Buon divertimento”.
Il presentatori uscì di corsa dalla pista.
Sotto il tendone del circo calò il massimo silenzio.
Con l’ingresso delle bestie feroci, l’attenzione della platea crebbe a dismisura e le telecamere si addossarono l’un l’altra, vicinissime alle transenne.
I ruggiti echeggiarono minacciosi e fecero rabbrividire i presenti.
I domatori fecero schioccare le fruste.
“Ma cosa state facendo? Perché le picchiate?”
Amaranda non attese risposta. Era troppo arrabbiata per il maltrattamento nei confronti di quelle povere bestie così, in men che non si dica, balzellò verso uno dei uomini e gli saltò sulle schiena.
Il malcapitato gridò. Girò su stesso poi cadde a terra sotto il peso della donna. Tanto bastò per distrarre i due colleghi. Ma quando si resero conto dell’errore, le belve feroci stavano già avanzando verso di loro con le fauci spalancate.
I crepitii delle fruste saettarono nell’aria ancora una volta e colpirono i bersagli. Le tigri guairono per il dolore.
“Voi siete matti! Delinquenti”, gridò la signora Bosciarqi. Poi la sua bocca si allargò in maniera innaturale. Sembrava fatta di gomma.
Con il corpo iniziò quindi a vibrare come una lavatrice impazzita.
“...OPS…”, sussultarono gli altri componenti della famiglia Bosciarqi.
Già conoscevano le conseguenze.  
Mai fare arrabbiare Amaranda.
Giornalisti e fotografi non volevano perdersi un solo istante di quanto stava succedendo. Il sesto senso suggeriva loro che poteva rivelarsi un grosso scoop!
La testa della signora Bosciarqi si piegò all’indietro.
Un gorgoglio che divenne sempre più forte s’innalzò dal centro della pista.
Un vulcano in eruzione.
Il viso della donna si gonfiò smisuratamente e divenne rosso come un pomodoro maturo.
Anche le tigri si immobilizzarono.
Un attimo di silenzio.
All’improvviso, fiotti di colore verde zampillarono altissimi dal naso e dalle orecchie di Amaranda, imbrattando ogni cosa di una strana sostanza viscosa; pubblico compreso.
Le tigri s’innervosirono nuovamente e attaccarono i domatori che stavolta fuggirono a gambe levate lungo il tunnel metallico da cui erano entrati poco prima.
“Mantenete la calma! Non è successo niente”.
La voce del presentatore tornò a riempire l’area sotto al grande tendone.
“Rimanete seduti. Lo spettacolo continua. Questo siparietto comico faceva parte del programma. Si vede che…”
Ma l’attenzione della platea venne catturata da qualcos’altro.
Un ronzio dall’intensità del rombo di tuono, soffocò ogni altro rumore e una nube nera calò sugli spettatori.
I quattro alveari di Amaranda si erano svuotati. Le api, ghiotte della sostanza emessa dalla loro padrona – dalla loro vera regina – non riuscivano proprio a trattenersi ed ora si stavano precipitando a raccogliere quel dolce nettare, ovunque si trovasse.
La folla fuggì a gambe levate.
Nel frattempo, la signora Bosciarqi aveva superato lo shock.
“Questi delinquenti vi tengono prigioniere ed io non lo posso assolutamente tollerare”, sussurrò la donna, rivolta ai grossi felini. “Ma non preoccupatevi, troverò il modo di liberarvi. Uscirete da questa gabbia insieme a me”.
Ma, al momento, gli animali avevano ben altro a cui pensare. Si stavano rigirando a terra per liberarsi dalle api che avevano assalito anche loro.
Nonostante questo, oppure proprio per liberarsi dai fastidiosi insetti, appena le inferriate si aprirono, le tigri colsero l’occasione di fuggire dalla gabbia alla velocità della luce.
“Arame, Alaja, i miei tesori. Siete venuti a liberarci!”, esultò Amaranda mentre la paura del pubblico si trasformò in terrore allo stato puro.

“Ho capito perché il sindaco ci ha invitati a quello spettacolo osceno”, considerò la signora Bosciarqi, seduta su una pietra del salotto.
“Secondo me non pensava che fossero delinquenti del genere”, le rispose il marito che poi tornò a mangiare le foglie d’acacia, aggrappato al collo di Malassa.
“Non sono d’accordo. Per me invece voleva proprio che liberassimo quei poveri animali dalle grinfie dei loro carcerieri che…”
Si sentì un fruscio tra l’erba del soggiorno. “Vero piccolino?”
Amaranda accarezzò la testa del serpente che era appena sbucato con un topolino tra le fauci. “Biricchino”.
“Siamo stati proprio fortunati che, dopo essere fuggito dal circo, questo simpatico serpentello abbia trovato rifugio in casa nostra. Quei piccoli roditori cominciavano ad essere un po’ troppi”.
“Hai ragione, caro. Queste sono le leggi della natura”.

FINE
QUARTO EPISODIO


    

giovedì 3 novembre 2016

DUBBIO DA DISSIPARE

Presto pubblicherò il quarto episodio de LA FAMIGLIA BOSCIARQI e, per prima cosa, voglio ringraziare tutti voi per l'affetto che nutrite nei confronti di questa stramba famiglia. Le ultime due storie hanno superato le trecento visualizzazioni.
GRAZIE DI CUORE.
Ora però sono tormentato da un dubbio - accipicchia che parolone - 
Cosa vi racconto tra un episodio e l'altro??
Finora ho pubblicato qualche recensione...ma, accidenti, non mi danno abbastanza gusto. Inoltre la rete è piena di siti in cui si trovano le più svariate opinioni per ogni sorta di romanzo.
Che ne dite di una lettura in diretta?
Mi spiego meglio... A breve inizierò a leggere
HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE...
Ammetto che un fan del maghetto come me dovrebbe averlo già letto da almeno un mese ma, come dire... non ho alcuna fretta di farlo.
Questa pubblicazione non mi convince affatto.
Innanzitutto non si tratta di un romanzo. È una sceneggiatura. Inoltre, nonostante appaia il suo nome in copertina, credo che la Rowling abbia partecipato ben poco alla stesura dell'opera... ed ecco qua la mia ideona... Forse condividere la lettura sulla rete mi darà lo stimolo necessario ad addentrarmi tra le pagine del libro.
Non ho mai fatto un'esperienza del genere.
Voi cosa ne dite?
Naturalmente non rivelerò il finale... tengo alla mia vita!!
Mi piacerebbe però che partecipaste anche voi alla discussione, tramite la mail del blog.
Vediamo cosa succede...