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giovedì 29 dicembre 2016

INTERVISTA A VALERIA ZAGARIA


INTERVISTA:


1) Com'è nata la tua passione per la scrittura?
Sembra strano, ma non lo ricordo con esattezza. So solo che all'età di sedici anni ho cominciato a scrivere quaderni interi di storie molto più simili a soap opere, ma ricche di fantasia e amore. L'anno dopo ho cominciato, ammetto un po' tardivamente, a leggere libri soprattutto gialli e thriller e ho abbandonato la scrittura, fino a quando qualche anno fa, con la maturità di una ormai trentenne, ho riaperto quei quaderni scritti a mano e...ho riscritto il tutto con una passione mai provata. Era rimasta sepolta e sonnolente per tanti anni, ma quando è venuta fuori l'ha fatto con prepotenza. Ore,
notti, cene saltate e pagine che si riempivano, costruivano storie, emozioni, creavano personaggiche hanno preso vita.

2) Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato/a?
Direi di no. Avendo letto tanti autori differenti e di generi diversi, forse ho assorbito qualcosa un po' da tutti o nulla da nessuno.

3) Quanto tempo hai impiegato?
Da quando ho ripreso in mano ARCOBALENO NERO, il libro scritto a sedici anni, l'ho completamente stravolto, riscritto mantenendo solo i luoghi, i personaggi e il filone della principale storia d'amore. Direi che, contando tutto, ho impiegato meno di un anno per la prima stesura, alla quale sono succedute infinite riletture e correzioni.

4) Comè stato il tuo primo approccio col mondo dell'editoria?
Ho volutamente saltato a piè pari la parte dell'invio cartaceo o digitale a case editrici tradizionali e ho sposato appieno il progetto dell'autopubblicazione. Tengo a sottolineare di non aver fatto questa scelta per presunzione o al contrario per la consapevolezza di non piacere a prescindere, l'ho fatta perché credo sia un ottimo strumento per mettersi in gioco in tempi brevi e senza spendere nulla. Ovvio che il sogno di poter approdare a una grande CE esiste, come ammetto di fantasticare, osservando le vetrine delle librerie, di poter vedere un giorno una mia opera, ma era più forte la voglia di mettere sul mercato il mio libro anche, se con la misera pubblicità che mi posso permettere, continua a rimanere nascosto alla maggior parte.

5) Parlaci un po' del tuo libro. Cerca di convincere i lettori di MURO DI LIBRI a sceglierlo.
ARCOBALENO NERO è un romanzo scritto in prima persona e narrato al presente; Cristina, la protagonista, racconterà, attraverso i suoi pensieri e le sue esperienze, la sua vita iniziando dalla straordinaria fase dell'adolescenza. Oltre agli scossoni che normalmente comportano quegli anni, con Cristina vivremo all'inizio il tutto dal suo punto di vista egoista e superficiale: vivremo una vera storia d'amore, tante avventure dell'età, una passione incontrollata e bollente, il duro rapporto fra i genitori, il geloso rapporto con il fratello più piccolo, la pura amicizia con Milena capace di resistere a ogni avversità e cambiamento. Vivremo insieme a lei l'evoluzione della sua persona, la maturità arrivare prepotentemente e l'elenco delle priorità; sceglieremo con lei la strada giusta da intraprendere; l'amore da assecondare, quello da allontanare e quello da sognare. Il perno di tutta il romanzo è la storia d'amore con Loris il ragazzo, prima, e l'uomo, dopo, che in un modo o nell'altro l'accompagnerà per tutto il percorso di vita, ma avrete anche da prendere posizione tra due amori combattuti. Due uomini diversi, opposti, due amori diversi, ma fondamentali per la sua crescita.
Arcobaleno Nero potrebbe essere la storia di alcune, l'avventura che tante avrebbero voluto vivere, la trasgressione che qualcuna ha sognato. Racconta di amore con la A maiuscola proiettata nel mondo reale, nella quotidianità, nella vita che ci mette tutti davanti a scelte da prendere e da decisioni da portare avanti. Arcobaleno Nero è un viaggio introspettivo, un punto di riflessione, è un libro che fa sognare le ragazzine e riflettere le donne (cit.).


BIOGRAFIA:
Mi chiamo Valeria Zagaria, sono nata a Genova l'11 maggio 1980, vivo ed esercito la libera professione di geometra nella stessa città; scrivo e leggo libri tutti i momenti che riesco a rubare al lavoro e agli impegni quotidiani. Sogno che il mio nome venga associato a un mio libro diventato famoso e apprezzato dal pubblico.

Ho autopubblicato il primo romanzo: ARCOBALENO NERO e una raccolta di racconti brevi:

LEGGI E...VAI.

Ho cercato, col tempo, di imparare l'arte del racconto breve difficile, ma intrigante. LEGGI E...VAI è una raccolta che abbraccia vari generi come il noir, l'horror (che partecipando a un concorso si è piazzato al secondo posto), fantasy e comico.
DETTAGLI DEL LIBRO:
ARCOBALENO NERO è in vendita in tutti gli ebook store (Amazon, Kobo, Feltrinelli, Apple...) mentre la versione cartacea è in vendita direttamente dalla sottoscritta, il tutto è meglio specificato nel mio sito: www.valeriazagariascrittrice.flazio.com o alla pagina fb: Valeria Zagaria Scrittrice dove potrete trovare anche il primo book trailer.


domenica 25 dicembre 2016

MENTI PERICOLOSE - JEFFERY DEAVER . 2^ PARTE

Innanzitutto, spero abbiate passato tutti un Natale sereno!
Il blog Muro di Libri non si ferma mai ed è arrivato il momento di pubblicare la seconda parte della recensione di MENTI PERICOLOSE.
La lettura sta procedendo tra gli alti e i bassi delle storie. Alcune di esse sono piccole perle, altre avrei addirittura evitato di inserirle nel volume...ma chi sono io per consigliare Deaver??? ma veniamo ai racconti. UN CASO DA MANUALE... È un'indagine portata avanti dagli stessi protagonisti de IL COLLEZIONISTA DI OSSA. Non mi ha soddisfatto pienamente. Si tratta di una specie di riassunto del più famoso libro - e film - nemmeno il finale sorprende lasciato ma non posso scendere oltre la sufficienza: 6.

PARADISE invece mi è piaciuto molto. Parte un po' in sordina tanto che mi stavo annoiando. La descrizione dell'incidente - infinito - è davvero barba.  Poi però il ritmo e il pathos prendono il sopravvento. John Pellam da l'idea di essere un tipo poco sveglio ma quando si trova imbrigliato in un intrigo veramente diabolico ne uscirà solo grazie alla sua inaspettata sagacia: 8.
ATLETI. Siamo nuovamente caduti... Questo racconto non mi ha entusiasmato affatto anche se tratta la tematica pericolosamente attuale per eccellenza. La ricerca di riscatto da parte delle minoranze etniche può minacciare qualsiasi manifestazione per quanto espressione primaria della pace tra i popoli possa essere. Le olimpiadi: 6.
LA TRAMA. Jimmy Malloy inizia un'indagine sulla morte di uno celebre scrittore. Il decesso sembra essere dovuto ad un infarto ma il sergente non ne è affatto convinto.
La giovane e affascinante molte e l'aitante coautore sembrano i sospettati più probabili per l'omicidio. Il finale potrebbe spiazzare molti...ma non tutti. Insomma: 6+
Al contrario, L'ANALISTA mi è piaciuto molto. È un racconto diviso in tre parti e, ad essere sincero, la mia reazione al termine della prima è stata: "Oh no, che cavolata!". Poi però il mago Deaver ha tirato fuori il coniglietto dal cilindro. La battaglia in tribunale tra il pubblico ministero e la difesa mi ha tenuto incollato fino all'ultima pagina: 8.
Per il momento mi fermo qui...presto pubblicherò la terza ed ultima parte della recensione.

Buone letture a tutti.

Il giorno di Natale è stato bellissimo starmene sul divano a leggere, davanti al caminetto acceso. Voi come l'avete passato?

giovedì 22 dicembre 2016

INTERVISTA A FLAVIA PRINCIPE

1) Com'è nata la tua passione per la scrittura?
Ho iniziato a scarabocchiare durante l'adolescenza, prettamente poesie, che in preda a un raptus di pazzia, ho cestinato. Poi ho smesso verso i ventidue anni e ho ripreso a scrivere dopo una decina d'anni.

2) Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato/a?
Credo che tutti i libri letti mi influenzino in qualche modo, anche se a volte non me ne rendo conto.
 
3) Quanto tempo hai impiegato? Se intendete a scrivere il primo racconto/romanzo...
un secolo. Ho il tasto canc incollato alle dite 
 
4) Comè stato il tuo primo approccio col mondo dell'editoria?
Da "autrice" ho avuto la fortuna di pubblicare dopo la vincita di un concorso, ma non è stato un episodio felice, in tutta sincerità.

5) Parlaci un po' del tuo libro. Cerca di convincere i lettori di MURO DI LIBRI a sceglierlo.
Questi ultimi quindici mesi sono stati un inferno e avevo voglia e bisogno di scrivere qualcosa di carino, leggero, che scorresse veloce, ma che al contempo tenesse incollati i lettori allo schermo. Avevo una vaga idea della trama, ho cominciato a scrivere e poi, a un terzo dell'opera, un personaggio che non doveva nemmeno esistere -era stato pensato in un secondo tempo, per una comparsata veloce- mi ha preso la mano...
Mi sono cimentata in un genere un po' diverso, ho cercato di non abbondare con l'introspezione e di dare un ritmo veloce alla storia.
Viste le feste, vi consiglio una bella bevanda calda, copertina e date una chance al mio trio: Daniela, William e Massimiliano e lasciatevi coinvolgere dalla confusione che annebbierà la protagonista.

Il mio romanzo: Un amore di Natale, di Flavia Principe
edito Butterfly


Biografia

 

Flavia Principe nasce a Milano nel 1980, sotto il curioso segno dell'ariete.

Trasferitasi in Irlanda e poi in Inghilterra, torna in Italia nel 2005 e finalmente riprende a scrivere dopo un lungo periodo.

Inizia a scrivere durante l'età dall'adolescenza, preferendo poesie a testi lunghi, ma nel 1998 scrive la sua prima storia.

Il primo romanzo, edito da Ananke editore, la vede in collaborazione con Stefano Marino, per la stesura di una storia vissuta e raccontata dai due protagonisti, con la contrapposizione del doppio punto di vista.

Il suo secondo lavoro, self,  Chasing Rainbows viene messo in vendita su Amazon a fine 2015.

Predilige fantasy, sovrannaturale e storie romantiche, anche se la peculiarità che contraddistingue  ogni suo scritto è la vena spiccatamente introspettiva, che non può mancare.


 





lunedì 19 dicembre 2016

IL NATALE DEI BOSCIARQI

DI
LORENZO BOSI
Di solito, i pochi che passavano nei pressi di casa Bosciarqi si tappavano gli occhi o, per lo meno, si voltavano dall’altra parte per non vedere. E’ naturale, un’abitazione completamente infestata dalle erbacce non si poteva di certo considerare uno spettacolo gradevole alla vista.
Ma per le festività natalizie tutto cambiava. L’orrenda montagnola trasandata si trasformava un tripudio di decine di grosse palle colorate. Tanto che, con l’aiuto di una spessa coltre di neve, ciò che per il resto dell’anno era un obbrobrio a cielo aperto, nel periodo di Natale si trasformava in qualcosa di magico.
Non al momento però...
Ora quelle stesse mani, si sarebbero dovute spostare sulle orecchie degli sventurati passanti. Le voci stridule e stonate che si udivano dalla strada erano più sgradevoli di una manciata di spilli piantati sui timpani.
Di certo Alaja e Arame non erano cantanti provetti ma nelle loro condizioni chi lo sarebbe stato?
Vorrei vedere voi costretti a cantare,  a ciondoloni di due liane come una coppia di scimmiette ammaestrate.
“Smettete di lamentarvi. Finché non intonerete bene le canzoni di Natale non scenderete di lì, com’è vero che mi chiamo Arina”.
La zia aveva raggiunto il resto della famiglia per le festività.
“Io sono stanca, fammi scendere”.
“Neanche per scherzo, Alaja. Anche se hai una voce orrenda devi sforzarti di cantare. Forza, uno, due, tre”, la donna sollevò le braccia come un maestro d’orchestra e intonò: “Tu scendi dalle stelle…”
Nessuno la seguì.
“Basta! Vi legherò ancora più stretti!”
“ZIA ARINA!!!”
Tutti e tre si voltarono verso la porta. I bimbi con occhi speranzosi, la zia invece aveva lo sguardo contrariato.
Amaranda e Abien erano appena rientrati, ricoperti dalla neve che, in quel giorno di vigilia, continuava a scendere senza sosta.
“Sono scandalizzata! Non è possibile che esistano bambini che non provino gioia a cantare in questo periodo di festa”.
“Zia, sicuramente questa non è la maniera giusta!” aggiunse Abien, sfilandosi il grosso berretto di lana con le orecchie di Topolino.
“Questa è la dimostrazione che è colpa vostra. Gliele date tutte vinte e sono diventati viziati e arrogati. E’ una vergogna ma ci penserà Babbo Natale a punirvi”, proseguì Arina, rivolgendosi ai nipotini. “Non verrà a trovarvi. Dimenticatevi i regali, non li meritate!”
E senza attendere risposta, la vecchietta, vestita con una tunica rossa e con la testa piena di campanelle, se ne andò stizzita in un tintinnio chiassoso.
“Piccoli cari”, li soccorse la madre.
Lei e il marito li liberarono dalle liane e li abbracciarono.
“Non fate caso alla zia. Sapete quanto sia legata alle vecchie tradizioni”.
“Forse un po’ troppo”, aggiunse Abien.
I bimbi si sedettero sulle pietre del salotto e rimasero in silenzio.
“C’è qualcosa che non va?” domandò il signor Bosciarqi.
“Babbo Natale non ci porterà i regali perché siamo stati cattivi”.
“Mio piccolo Arame, non preoccuparti, vedrai che verrà come gli anni passati”. Poi Amaranda si sedette vicino al figlio e gli accarezzò i capelli rossi come alghe.
“Ad essere sinceri non l’abbiamo mai visto”, obiettò Alaja. “Chi ci assicura che i regali non ce li portiate voi?”
“E’ vero. Siamo troppo cattivi e non è mai venuto. Ha ragione zia Arina”.
“Ma cosa state dicendo? Non mettetevi in testa strane idee”, cercò di rassicurarli il padre.
Alaja si alzò.
“Babbo Natale non ci vuole bene”.
La bimba si avviò verso l’uscita, seguita dal fratello.
“Andiamo in camera a riflettere”, aggiunse Arame con la faccia tristissima, prima di uscire dal soggiorno.
I genitori rimasero in silenzio per alcuni istanti.
“Poveri cari, dobbiamo fare qualcosa per loro”.
“Certo Pandorina mia. La vigilia di Natale nessun bambino dove essere triste”.
“Vado a chiamare la zia. E’ stata lei a combinare questo pasticcio ed ora dovrà aiutarci a rimettere a posto le cose”, decise la signora Bosciarqi, prima di ballonzolare fuori dalla stanza.
In quel preciso istante entrò Liptolo, la pianta domestica di eucalipto, completamente decorata a festa e con le foglie vibranti che intonavano un’allegra “Jingle Bells”.
“Grosso problema, caro alberello. Hai sentito quello che è successo?”
L’arbusto interruppe il motivetto e produsse un lungo sibilo.
“Proprio così, poveri piccoli. Dobbiamo aiutarli. Stasera Babbo Natale dovrà passare di qui ad ogni costo”.
Liptolo tornò ad intonare la canzone natalizia ed uscì dalla sala.
Poco dopo, Amaranda rientro con zia Arina.
La signora Bosciarqi si era pure cambiata d’abito. L’ampio vestito, rosso e bianco, che aveva addosso si stringeva alle caviglie. Aveva inoltre scelto un copricapo a cilindro con un alto pennacchio color argento. Nell’insieme sembrava proprio una “pallona di Natale” con tanto di gancetto.
“Mi sento così in colpa”.
Ora Arina aveva cambiato tono ed atteggiamento. “Sono la causa della tristezza dei miei amati nipotini”.
“Quel che è successo, è successo. Capita a tutti di perdere la pazienza”, la consolò Abien.
“Scendendo dalla camera, mi sono fermata ad origliare. Sono tutti e due nella cameretta di Arame e continuano ad accusarsi di essere stati cattivi”.
Anche Amaranda aveva una nota di tristezza nella voce.
“Dobbiamo fare qualcosa per far tornare il sorriso a quei due cucciolini”.
“Cosa possiamo fare, Abien?”, domandò zia Arina.
“Sapete di cosa si accusano?”, intervenne la signora Bosciarqi. “Arame si sente in colpa perché in primavera ha accorciato di nascosto l’erba attorno allo stagno qui in soggiorno mentre Alaja dice che, una volta, è entrata di soppiatto nella nostra camera per prendere un po’ di miele e, per sbaglio, ha azzoppato con un dito la zampetta di un’ape. I nostri piccoli sono sull’orlo delle lacrime”.
“Mi è venuta un’idea”, esultò zia Arina.
Il sorriso smagliante mise in risalto l’enorme e unico dentone che aveva in bocca. “Avete ancora la slitta di nonno Aliuro? Con l’aiuto dell’albero vicino a casa la faremo volare”.
Amaranda e Abien si guardarono per pochi istanti poi annuirono contemporaneamente.
“I nostri piccoli vedranno il loro adorato Babbo Natale”, concluse la vecchia Arina, piena di gioia.

La tristezza di Arame ed Alaja non diminuì nemmeno per cena. Nonostante gli allegri vestiti da elfi che indossavano, continuavano ad essere certi che Babbo Natale fosse arrabbiato con loro e che non avrebbero mai più ricevuto alcun regalo da lui.
“Sono sicuro che vi sbagliate”, li rassicurò il padre, ancora una volta. Per quella serata di vigilia si era montato due immense corna di renna, in legno, sulla testa e in bocca aveva una bizzarra dentiera che riproduceva i mastodontici denti del grosso erbivoro.
“Vedrete che vi consegnerà quello che avete chiesto nella letterina”, aggiunse la madre.
“Io ho una certezza in più. Per me riuscirete anche a vederlo e vi chiedo ancora scusa per oggi pomeriggio. Non siete voi ad essere cattivi, forse lo sono stata io, di più”, concluse zia Arina, facendo tintinnare la campanelle sulla testa.
Ma i due bimbi erano sempre più avviliti e tenevano lo sguardo fisso sulla tovaglia.
Amaranda si sollevò a fatica da terra…e li raggiunse.
Eh sì, per i Bosciarqi ogni pasto era un pic nic domestico. Non avevano sedie e tavola su cui mangiare quindi apparecchiavano il pavimento erboso del soggiorno e se ne stavano lì. E a Natale era ancora più bello e suggestivo. Avevano creato piccoli corsi d’acqua e laghetti dappertutto e la stanza era decorata con statue in legno e in pietra a grandezza naturale. In poche parole, vivevano all’interno di un enorme presepe.
“Fatemi un sorriso”, disse loro la madre.
Fratello e sorella sollevarono il volto e la guardarono con gli occhioni traboccanti di dolore.
“Siamo stati cattivi”.
“No, Arame, dovete smettere di pensarla in questo modo. Non sappiamo davvero più come spiegarvelo”.
“Non meritiamo nulla”, aggiunse Alaja.
“Date retta a me, ora rimarrete qui a divertirvi un po’. Nel frattempo noi andiamo a sistemare una della palle all’esterno che sta per cadere. Fidatevi di vostro padre, stasera sarà una bellissima notte di Natale quindi, via quelle faccine tristi”.
“Va bene, papà”, risposero in coro ma senza troppa convinzione.
Una volta rimasti soli, i due bimbi iniziarono a giocare in assoluto silenzio.
Arame si tolse i guanti bianchi da elfo e mise le mani in acqua per cercare il suo piranha. Alaja invece decise di pettinare le statue del presepe.
“Tu hai detto a qualcuno ciò che hai chiesto a Babbo Natale nella letterina?”, domandò all’improvviso la sorella dopo un prolungato silenzio.
“No, non si può mica!”
“Bene, nemmeno io. Adesso ce lo confideremo così saremo testimoni a vicenda se Babbo Natale verrà davvero”.
“Non ti capisco”, obiettò il fratello.
“A volte mi è capitato che il regalo che avevo chiesto non fosse quello che poi ho effettivamente ricevuto…”
“Anche a me, anno scorso, per esempio, avevo chiesto una murena invece ho ricevuto la casetta per Sdenti. Quando succede così vuol dire che Babbo Natale non è passato?”, domandò Arame, sempre più interessato al discorso della sorella.
“Ne sono convinta. Quando non passa, mamma e papà comprano i regali al suo posto ma, non leggendo la letterina, non possono esaudire i nostri desideri”.
Il bambino si avvicinò ad Alaja e le sussurrò: “Io ho chiesto una compagna per il mio piranha così non rimarrà più solo”.
“Io invece vorrei un torrone di marmo bianco. E’ buonissimo”. La voce monotono della bimba si fece stridula per un istante.
Fratello e sorella si scambiarono uno sguardo complice poi tornarono entrambi ai loro giochi.
All’improvviso si bloccarono.
“Le senti anche tu?, domandò Arame.
“Sì, sembrano tante campanelle”.
“Venite fuori!”
Udirono la voce della madre che li chiamava.
I bimbi uscirono.
Aveva smesso di nevicare e numerose torce erano sparse per tutto il giardino, imbiancato di neve fresca.
Il tintinnio si era fatto più intenso.
“Guardate in alto”.
Era ancora la voce della madre anche se non riuscivano a vederla.
Ma non ci fecero troppo caso soprattutto perché il loro cuore si riempì velocemente di gioia. Sulle loro teste, videro la slitta volante di Babbo Natale, stagliarsi contro il cerchio della luna piena.
“Buon Natale, piccoli cari”.
Per un attimo ebbero l’impressione di riconoscere quella voce, ma erano troppo felici per soffermarsi su questo particolare. Oltretutto li stava salutando con la grossa mano guantata.
Alaja e Arame si abbracciarono.
Videro la slitta spostarsi verso il comignolo…Poi però…un cigolio, seguito da un grido.
Il mezzo volante cominciò ad oscillare paurosamente e a prendere velocità, troppa velocità. Il rumore di uno schianto, anticipò la caduta di qualche mattone spezzato. La slitta aveva sbattuto contro il comignolo e l’aveva distrutto. Poi videro due figure cadere dal soffitto, una sull’altra. In quel groviglio di corpi e vestiti rossi e bianchi, riconobbero il padre e zia Arina.
“Cosa state facendo?”, domandò Alaja, completamente disorientata.
“Hai rovinato ogni cosa. Ti avevo detto di controllare meglio la corda legata all’albero. Accidenti!”, si adirò la vecchietta, ancora distesa a terra.
“OH, Santo Cielo!”
In quel momento sopraggiunse la signora Bosciarqi, vestita anche lei da Babbo Natale, come gli altri due.
“Bambini venite in casa”, sbraitò la donna, tentando inutilmente di tappare gli occhi dei figli…ma ormai era tardi. Arame ed Alaja avevano capito ogni cosa.
“Va bene”, rispose infatti il bimbo, con voce triste.
“Grazie per l’impegno ma non lo meritiamo”, proseguì Alaja, amareggiata quanto il fratello. “Questo significa che siamo stati davvero cattivi e Babbo Natale non verrà a portarci i regali”.
Genitori e zia seguirono i bambini e li trovarono seduti sulle pietre del salotto, prossimi ormai al pianto.
“Noi volevamo solo anticipare il suo arrivo. Sapete anche voi che deve portare i regali a tutti i bambini del mondo quindi potrebbe passare molto tardi di qui, a notte inoltrata”, cercò di giustificarsi il padre.
Poi guardò la moglie con occhi rassegnati.
Era andato tutto storto. Eppure avevano studiato tutto nei minimi particolari. Il signor Bosciarqi avrebbe dovuto raggiungere il tetto, lì era posizionata Arina che, col suo corpo scarnito, era già all’interno del comignolo. Avrebbe salutato i nipotini e li avrebbe invitati ad entrare in casa dove Amaranda era corsa davanti al caminetto per accoglierli nelle vesti di Babbo Natale. 
Accipicchia, il piano era miseramente fallito!
Ma un nuovo scampanellio, molto più forte del precedente, catturò l’attenzione di tutti.
Una luce potente oltrepassò le finestre rotonde.
“NESSUN BAMBINO E’ CATTIVO”.
Un vocione, seguito dalla tipica risata di Babbo Natale, echeggiò tra le fronde di casa Bosciarqi.
Per un istante Arame ed Alaja ebbero addirittura l’impressione che le statue del presepe  stessero guardando verso di loro, sorridendo. Poi il chiarore si fece accecante e non videro più nulla.
L’allegra melodia delle campanelle iniziò, pian piano, ad allontanarsi e, contemporaneamente, il bagliore si attenuò.
Quando tutto torno alla normalità, notarono una montagna di regali al centro della stanza e le statue erano ancora al loro posto.
Da ogni pacco però si irradiava una gioiosa luce iridescente che illuminava a festa il meraviglioso presepe di casa.
La magia del Natale era arrivata in casa Bosciarqi.
Finalmente anche Alaja ed Arame erano al culmine della gioia.
BUON NATALE A TUTTI


FINE SESTO EPISODIO

venerdì 16 dicembre 2016

INTERVISTA A STEFANO POGGI


Mi chiamo Poggi Stefano e sono uno scrittore da qualche anno. Ho già pubblicato qualcosa ma mi piacerebbe avere un po’ di visibilità, essere un pochino conosciuto dai.

Sarà impossibile diventare famoso e anche riuscire a vivere scrivendo romanzi e racconti, ma noi ci proviamo.

Com'é nata la tua passione per la scrittura?

1- Io sono un appassionato lettore di libri, un divoratore di libri. Leggo soprattutto Gialli, thriller, noir.

Un giorno mi sono chiesto…perché non mi cimento nella scittura…qualcosa combinerò. Le idee non mi mancavano e non mi mancano tuttora.

Sapete da dove nascono? Dal passato, dalle vicende della vita ma soprattutto leggendo. Leggere apre la mente e fa solo bene.

Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato?

2) Ho letto molti autori e ho i miei preferiti: Patricia Cornwell, per i minuziosi dettagli. Micheal Connelly per l’azione. De Cataldo per la perfetta rappresentazione dei misteri che circolano nel nostro paese e Camilleri per i suoi personaggi caratteristici.

Questi autori hanno un po’ influenzato le mie opere fin qui scritte.

 Quanto tempo hai impiegato?

3) Per scrivere un romanzo ci impiego, in genere, un mese. Per “Fuga dal manicomio di Voghera” ce ne ho messi due per il lavoro di ricerca che ho dovuto fare.

 Com'è stato il tuo approccio col mondo dell'editoria?

4) scoprire che per farti pubblicare qualcosa in molti casi devi sborsare tanti soldi non è stato piacevole. Per avere un po’ di pubblicità e magari un minimo di editing, almeno per il primo romanzo (L’ispettore Calandrini, MorganMiller edizioni, Gennaio 2014) ho speso 400euro.

Si qualcuno mi conosce grazie a Calandrini e tanti mi chiedono il seguito. Il romanzo è scorrevole, breve e pulito ma intenso. Ora penso che anche il self - publishing cioè l auto pubblicazione possa dare dei risultati, se abbinata ai blog e magari un po’ di pubblicità sui social.

 Parlaci un po' del tuo libro.

5) “Fuga dal manicomio di Voghera”(Primula Editore, 2016) è un romanzo scritto a quattro mani con l’amico Giorgio Macellari di Primula editore.

Lo dice il titolo stesso, cioè descrive la fuga dall’ex manicomio di Voghera da parte di Giovanni Accolito, un ricoverato.

E’ ambientato nel 1948, un epoca molto lontana. L’Italia, in quel momento affrontava la ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale, i momenti difficili e la nascita della Costituzione.

A Voghera c era invece un luogo oscuro e triste, dove venivano rinchiusi i rifiuti, i reietti che la società rifiutava. Questo era il manicomio, dove ognuno perdeva la propria identità, dignità e vita.

Giovanni Accolito, dopo 15 anni d’inferno decise che fosse ora di dire basta a quell inferno.

Il romanzo si articola fra inseguimenti, uno scorcio di Voghera di quell epoca, sentimenti e ricordi.

Questo è il mio primo romanzo di un certo spessore e di una certa importanza. Ci tengo molto e vorrei che la gente lo leggesse e mi dicesse cosa ne pensa.

Una curiosità: è nato quasi per scherzo da uno scambio di battute che ho avuto con Giorgio. Non credevo e invece ne sono felice.

Lo trovate su Ibs e presso Primula Editore, anche su Facebook.
BIOGRAFIA

Mi chiamo Poggi Stefano, ho 45 anni e sono di Voghera(PV).

Sono un operatore socio sanitario ma scrivo per passione.

Grazie all’amico Giorgio Macellari ho esordito nell’antologia “Il giallo e altri colori”

(Primula Editore, 2013)con tre racconti: Anime inqiuete,Gordian, Babbo natale).

Nel gennaio 2014 ha fatto il suo esordio “L’Ispettore Calandrini”(MorganMiller edizioni 2014), il mio poliziotto preferito. Di poche parole, intuitivo e tenace, con pochi indizi riuscirà a risolvere l ‘omicidio di una ragazza di 25 anni. Tanti mi chiedono il seguito, che arriverà. Intanto ho autopubblicato l’ebook “Quella maledetta rapina”, sempre su Calandrini. Lo trovate su Youcanprint e Mondadori store.

Poi è arrivato il turno di “Sogni suggestioni incubi e realtà”(PrimulaEditore 2015). Un’antologia dei miei racconti scritti finora. Lo trovate anche su Ibs.

Infine “Fuga dal manicomio di Voghera”(PrimulaEditore 2016), sempre su ibs, spero che mi dia tante soddisfazioni.

mercoledì 14 dicembre 2016

ONCE UPON A ZOMBIE di BILLY PHILLIPS E JENNY NISSENSON

Di Daniela Stabile

Titolo: Once upon a zombie - il colore della paura
Autore: Billy Phillips & Jenny Nissenson
Edizioni: Edicart  

Caitlin Fletcher è una ragazzina piena di paure. Da quando sua madre è sparita quattro anno fa senza lasciare traccia, soffre di attacchi d'ansia e, ora che si è trasferita dall'America ad una delle scuole più prestigiose di Londra, fa fatica ad adattarsi e a farsi nuove amicizie.
Si sta avvicinando il ballo di Halloween e il solo pensiero di parteciparvi rende Caitlin nervosa e a corto di fiato. Ha paura di rendersi ridicola e di essere tenuta ancora più lontana dai nuovi compagni.
La sorellina Natalie, cervellona e fastidiosa, cerca  a suo modo  di spronarla, ma solo l'invito di Jack, l'unico amico che ha, le farà cambiare idea.
Nel frattempo, strane apparizioni vengono segnalate in alcuni dei più grandi cimiteri d'Europa. Sta accadendo qualcosa e Caitlin si ritrova suo malgrado ad affrontare un'avventura più terrificante del ballo scolastico. Per una serie di circostanze, si ritrova in un mondo parallelo dove tutto è zombificato, persino le principesse delle favole!
Questo è il primo libro di una serie. La storia è particolare ma ben costruita ed avvincente. Il tutto è reso in maniera credibile, cosicchè non fa poi così strano pensare ad un mondo parallelo reale.
Caitlin e Natalie sono personaggi a cui ti puoi affezionare e quindi leggerò anche i prossimi volumi, nonostante il libro sia scritto in un linguaggio,  a mio avviso, "forzatamente giovane".
Altra piccola pecca: se, come me, vi aspettate che ci sia Alice, non fatevi ingannare dalla copertina. Errore evitabile, visto che non è partecipe in questa avventura ma che, si intuisce, sarà uno dei personaggi principali del prossimo libro. Potevano fare un pò di attenzione e mettere un'altra principessa.
Non lo consiglio per ragazzi sotto i 12 anni. Si parla comunque di zombie e gli zombie si sa che hanno fame....di carne!

domenica 11 dicembre 2016

INTERVISTA A DANIELA FERRARO POZZER


Intervista Daniela Ferraro Pozzer – Il Libro di HennetH


1)Com'è nata la tua passione per la scrittura?
2) Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato/a?
3) Quanto tempo hai impiegato?
4) Comè stato il tuo primo approccio col mondo dell'editoria?
5) Parlaci un po' del tuo libro. Cerca di convincere i lettori di MURO DI LIBRI a sceglierlo.




Ciao, mi fa molto piacere rispondere alle tue domande ma sono sicura di non riuscire a farlo in maniera troppo precisa… cercherò di approfittare delle ‘sfumature’ fra l’una  e l’altra per dare tutte le risposte!

1)      Non credo che la mia passione per la scrittura sia nata ad un certo punto… e in realtà forse è stata, ed è, un modo di ‘conservare’ i miei racconti, le mie favole, le mie storie… e tutti i piccoli ‘tesori’ che nascono dalla mia voglia di essere una specie di cantastorie! Da piccola inventavo favole per quelli più piccoli di me, da grande le raccontavo per tutti, nei Giochi di Ruolo come Master e ovunque se ne presentasse l’occasione: così, un giorno, ho deciso di non perderle nella memoria e di ‘salvarle’ scrivendole! E’ nato in questo modo il mio promo libro, da un’avventura di gioco di ruolo realmente vissuta, che si era sviluppata talmente bene che mi sarebbe dispiaciuto dimenticarla: l’ho scritta col titolo di “La Locanda della Quercia Incantata”, l’ho pubblicata con Acar Edizioni nel 2013 e presentata a Lucca Comics & Games di quell’anno.

Poi la storia è continuata… ed è appena uscito il suo prequel : Il Libro di HennetH

Nel frattempo ho scritto e pubblicato altri racconti per bambini e, l’anno prossimo, ho un paio di bellissimi contratti per due romanzi per ragazzi, oltre che il seguito della saga Fantasy: Le Storie della Locanda!


2)      Credo che inconsapevolmente, lungo il corso degli anni, il mio amore per la lettura abbia arricchito il mio modo di pensare, la mia fantasia, e la mia scrittura… come accade a tutti, ma due autori io ritengo ‘consapevolmente’ un riferimento (altissimo e irraggiungibile ovviamente) JRR Tolkien e Terry Patchett, due uomini intelligenti e colti , oltre che autori e ‘narratori eccezionali’ che, nella loro diversità, rappresentano il fulcro del tipo di fantasy che io preferisco… Naturalmente leggo opere di molti altri scrittori che stimo e mi piacciono, e da ciascuna io credo che una piccola scintilla voli nella mia fantasia ed accresca il ‘luccichio’ di quel mondo pieno delle storie che amo raccontare!

3)      Non saprei dire quanto tempo impiego per scrivere un libro, dipende! Questo ultimo, Il Libro di HennetH, trattao come il primo da un gioco di ruolo , è stato ‘vissuto’ dai miei protagonisti/giocatori per circa un anno e poi ho  impiegato almeno altrettanto per scriverlo. L’ho appena pubblicato con GDS Edizioni. Per altri libri, quelli illustrati per ragazzi, la mia ‘parte’ è più semplice perché i racconti di solito sono meno lunghi e poi… tocca all’illustratore!

4)      Credo che da un punto di vista Editoriale io sia stata fortunata: ho pubblicato con Acar ditroe il mio primo libro ed ora proseguirò con GDS, per la presenza del cartaceo e dell’ebook, molto richiesti entrambi come tipi di editoria, mentre per ragazzi il mio editore è Echos. Con Echos, appunto nel 2017  uscirà un bellissimo racconto, illustrato da Francesca Scarinci, “I Guerrieri della Terra”,  a cui tengo molto perché vorrei fosse il primo passo di un progetto ecologico-fantasy : un modo per avvicinare i ragazzi alla difesa dell’ambiente attraverso la fantasia e l’avventura!

5)      Dopo  “La Locanda della Quercia Incantata” , che ha una pagina facebook in continua crescita (ha raggiunto ad oggi circa 7500 fans https://www.facebook.com/LaLocandadellaQuerciaIncantata/ ) i lettori hanno richiesto, con sempre maggior interesse, una serie di dettagli e di sviluppi della storia che si sono poi concretizzati in una saga, appena iniziata, e che tuttora continua nel gioco di ruolo vissuto dai suoi protagonisti: Le Storie della Locanda

Il Libro di HennetH è il primo volume di questa saga e con nuovi protagonisti che si affiancheranno poi a quelli già noti ai lettori. La storia, in questo nuovo libro, segue un percorso a ritroso nel tempo alla ricerca delle Origini e si lancerà poi  di nuovo nel ‘presente’ nel corso della stessa saga. Gli eventi si estenderanno quindi, giocando lungo il Tempo e lo Spazio, secondo una magica catena di cause-effetti...

I personaggi del fantasy più ‘classico’ si uniscono, in questo nuovo libro, a elementi nuovi e più attuali in una giusta armonia di tipi e racconti. I personaggi reali che, nel Gioco di Ruolo, hanno vissuto anche questa seconda storia della locanda, infatti, sanno donare alla trama una ‘realtà’ che va oltre quella letteraria, e che diventa quasi viva muovendosi in un immaginario ‘comune’  e, insieme, riescono a regalare ad ognuno di noi la magia di un’avventura…incredibilmente ‘possibile’!

 Il LIBRO DI HENNETH è la storia di una donna alla ricerca di un’impietosa giustizia, e di chi cercò di fermarla, come cita la sinossi della copertina di questo volume. Infatti, muovendoci al ritmo delle parole del bardo narratore, già conosciuto nel romanzo precedente, viaggeremo nei grandi Torrioni dei trasportatori attraverso le aride e mortali terre della Piaga, oltre i Kana dei barbari dell’Ovest; voleremo sulle ali di Aydrian, il mezzodrago, nelle paludi costiere, dove l’Unico Mago ancora afferma impunemente il proprio potere, sul Tempio di Adòra, nel  ricco Sejàr… lungo le misteriose Vie che percorrono lo Spazio, il Tempo ed il Destino.


PER TROVARE IL LIBRO al momento :  “Il Libro di HennetH” è disponibile in cartaceo ed Ebook su Mondadori  http://www.mondadoristore.it/search/?g=Il+libro+di+Henneth&bld=15&swe=N&accum=N

In arrivo e prenotabile su Amazon, IBS… e tutte le maggiori librerie online



mercoledì 7 dicembre 2016

INTERVISTA A NICOLA TENANI


1) Com'è nata la tua passione per la scrittura?

Non esiste un momento specifico, però lo focalizzo quando decisi, grande appassionato di musica alternativa, in quell’anno (credo fosse il 2006), decisi di iniziare una collaborazione recensendo dischi, portando anche la mia passione per la fotografia con live-report accurati, interviste, assieme ad una webmag, cui seguì la mia collaborazione con Ondarock, un intervallo di alcuni anni nel quale ho fondato una mia webmag musicale che ha avuto nel tempo molti lettori, dopodiché il mio recente ritorno ad Ondarock.
Ma era solo musica … per quanto solo sia riduttivo.
Inizio a scrivere libri di narrativa e saggistica un paio d’anni fa.
Dopo una lunga permanenza in india del sud (Kerala) assieme a mia moglie e alla mia bimba di quattro anni. Al ritorno la mole di input, emozioni vissute, ricordi, esperienze era talmente forte che metabolizzarle attraverso il semplice ricordo (la rimembranza così cara agli scrittori e poeti del passato), lo sentivo come forte ostacolo.
Necessitava di qualcosa di più importante, di una vera scrittura di tutto quel bagaglio attraverso la stesura di un romanzo.
Inizia così la stesura de “Le fate del Travancore”, uscito nel 2016 grazie alla pubblicazione cartacea di Edizioni dell’Eremo e l’ebook assieme a Panesi editore.

Il libro è una storia che racconta il su indiano, le sue vite, culture, spiritualità, cibi, danze, natura, templi, attraverso tre racconti che narrano di donne o ragazzine: dei loro successi, delle loro sconfitte, in una Terra dove il contrasto cromatico ed emotivo regna sul tutto, dove Dio s’incontra tra gli occhi piangenti di una vedova o grazie al volo di un uccello al tramotno, dove la pioggia devasta e purifica, nutre e uccide, dove anche il cibo è estremo ma in grado di sedurti.


2) Esiste un libro, un autore o anche solo un racconto che ti ha influenzato/a?

Tiziano Terzani mi ha sempre appagato per il suo modo di interpretare l’Asia, l’India in particolare, attraverso occhi critici ma non cinici, cercando la sua strada e non percorrendo quella di altri, un po’ come anche io ho vissuto la mia India.


3) Quanto tempo hai impiegato?

La stesura del libro ha richiesto veramente poco; era tutto in me, l’avevo sognato la notte, vissuto nelle veglie ad occhi aperti, supino nel letto, durante il giorno.
Le storie sono nate nel lasso di tre settimane, in un mese il libro era completo.
Così anche il secondo, si chiamerà “Le fate del Malabar”, uscirà in febbraio 2017 sempre grazie alla collaborazione con le due case editrici con cui ho firmato un contratto per la pubblicazione di quella che sarà una trilogia.


4) Comè stato il tuo primo approccio col mondo dell'editoria?

Semplice e fortuito.
Le storie sono particolari, credo di esulare dalla narrativa canonica perché racconto una Terra di fascino ma che richiede la conoscenza di essa molto profonda che solo l’averci vissuto a lungo ti concede.
Racconto di donne, di viaggio, di esotismo ma con gli occhi poco disillusi e affatto illusi di un uomo che scruta, medita nel luogo, fotografa, capisce o cerca di farlo nel modo meno occidentale possibile.


5) Parlaci un po' del tuo libro. Cerca di convincere i lettori di MURO DI LIBRI a sceglierlo.

Un po’ l’ho già rivelato …
Perché acquistarlo?
Dovrebbero testimoniarvelo i molti lettori che hanno acquistato il libro e dopo averlo letto mi hanno scritto ringraziandomi per averli, innanzitutto condotti lontano attraverso un viaggio culturale ed emotivo. In questo viaggio mi raccontano di avere gioito e sofferto attraverso Judy la donna cristiana sposata con un pescatore disoccupato e alcolizzato, la piccola Sajitha e la sua dance-competition di danza Mohiniyattam (così diffusa in Kerala la competizione ad alto livello tra scuole di ballo), la vedova Subha nel suo ricordare la sua triste vita accanto ad un topolino, persi nel tempo di una piantagione al tramonto, nel cuore di una natura che toglie il fiato tra tragedie e un buon epilogo.
Si sono commossi come mi sono commosso io rileggendolo la prima volta, anche se sono iper critico con me stesso, anche se ne avrei riscritto alcuni passaggi ma questo, si sa, fa parte dell’evoluzione letteraria di ognuno di noi.
Mi piace ancora, nonostante le molte letture, c’è verità e poesia, didascalico nel raccontare gli ambienti mi commuovo sempre nel ritrovare parte di me, di noi, tra le righe, anche quando celati dietro la maschera di chi osserva e non interagisce.



Le fate del Travancore lo potrete trovare in libreria, qualunque libreria del territorio, online negli store sia in formato cartaceo o ebook, oppure, e ve lo dedicherò con un piccolo mantra, ordinandolo direttamente a me tramite contatto email

tenny2004@libero.it
PRESENTAZIONE
Nicola Tenani, nasce a Ferrara nel 1968, si trasferisce a Bologna nel 2006 e nel corso degli anni approfondisce il suo amore per l’India assieme alla moglie con la quale, nel 2014, decide di trasferirsi per un lungo periodo in Kerala in qualità di volontario internazionale presso un’Associazione non governativa keralita di supporto alle difficoltà dell’infanzia, delle donne e di diversi progetti legati allo stato di indigenza delle caste svantaggiate nel sud del Kerala.
Unendo la sua passione per la scrittura, da anni è direttore di un sito musicale, della fotografia, della spiritualità e della cultura indiana in genere, keralita nello specifico, con le ‘Fate Del Travancore’ esordisce nella narrativa legata al viaggio e alla spiritualità del sub-continente.
SINOSSI
Il Travancore: una regione situata nell’India precedente l’Indipendenza del 1947, un regno a cavallo tra gli attuali confini meridionali dello stato del Kerala (allora suddiviso in tre regioni, Travancore, Kochi, Malabar) e parte del confinante Tamil Nadu. Oggi i confini sono definiti in modalità diverse ma il Travancore esiste nella sua cultura, cibi, usanze, aspetti naturalistici, templi, luoghi, storie di uomini e donne forgiate nei millenni al senso dell’armonia interreligiosa e alla convivenza tra caste e etnie variegate.
Chi sono le fate del Travancore? Sono le donne di questo angolo di tropico indiano: all’interno del romanzo viaggerete in quelle terre attraverso spaccati delle loro vite, delusioni, sofferenze, sogni, disillusioni e successi. Per le mie ‘fate’ ho voluto in tutte le storie un happy-end per allontanare l’odore sgradevole di una stampa internazionale che si occupa di India solamente in frangenti di violenze, per mostrare un aspetto diverso, la tenacia, la cultura, la spiritualità di un popolo che merita e chiede un diverso approccio.
In questo percorso letterario sarete non solo viaggiatori ma soffrirete e gioirete al fianco della vedova Subha e della sua rivincita su un karma in precedenza negativo, al fianco della giovane Sajitha, danzatrice di Mohiniyattam alla scoperta di se e del legame con la sua insegnante, alla povera Judy, cristiana sposata con un marito alcolizzato e violento, il suo dolore sulle rive del mare d’Arabia, i sogni comuni per uscire dalla disperazione alla ricerca di una nuova vita riscattata.

Tre storie di donne ambientate in una delle regioni meno conosciute dell’India. (Le fate del Travancore, 120 pagine, 10 euro. Edizioni dell’Eremo 2016 e per l’ebook Panesi Edizioni 2,99 euro). Sono tre racconti che fanno viaggiare il lettore attraverso paesaggi, situazioni, emozioni e sentimenti. L’autore, Nicola Tenani, ha vissuto in quelle zone e dunque la sua narrazione si snoda in una sorta di cronaca poetica quasi “dal vivo”, in una rappresentazione colorata e, per certi aspetti, cinematografica. I colori, i profumi, i rumori e i suoni della natura risaltano in ciascuno dei tre racconti e vengono presentati nei più piccoli dettagli cosicché il lettore  ne nota i particolari, i contorni, le sfumature. Non per niente l’autore è anche un abile fotografo e la splendida immagine della copertina lo conferma.
Ma oltre al colore, oltre alla scenografia, una parte importante presente nel lavoro di Tenani è l’introspezione psicologica delle protagoniste. Ciascuna si porta sulle spalle il suo microcosmo fatto di ansie, dolori, gioie e speranze e questo microcosmo viene rappresentato in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi lati, positivi e negativi. La vedova, la danzatrice e la sposa sono tre aspetti al femminile che rappresentano altrettante icone sociali, anche nel nostro mondo occidentale.
Ma c’è un’altra protagonista nel lavoro di Tenani oltre alle tre donne ed è una protagonista la cui presenza si manifesta con continuità, ma con sapienti dosaggi, nel corso delle tre storie. Questa protagonista è la Solidarietà con la esse maiuscola, quella concreta, quella della gente umile, che agisce d’istinto, che non si fa troppe domande. E così anche la sofferenza, inevitabile nelle vicende terrene, è vissuta non con la rassegnazione dei deboli, bensì con dignità e con la consapevolezza che essa fa parte da sempre della nostra condizione umana.
Non era compito facile rappresentare tre storie di questo tipo perché  il rischio di cadere nella retorica, nel sentimentalismo era alto. L’autore invece ha saputo mantenere un percorso narrativo asciutto, fotografico e nello stesso tempo poetico.
Nel libro, oltre alle note esplicative a piè di pagina, c’è un glossario che aiuta a comprendere in maniera chiara e concisa il significato di termini che vengono usati nella vita di tutti i giorni in India. Ci sono anche spiegazioni su alcuni cibi, utili per chi vuole cominciare a farsi un’idea di quello splendido e contraddittorio grande Paese dell’Asia e averne una visione che si allontana dai cliché che ci vengono solitamente presentati.