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venerdì 24 marzo 2017

A SESSANT'ANNI DAL TRATTATO DI ROMA

L'INGANNO 


Sul cielo terso, strappi d'oscurità.
Ferite profonde, minacciosi varchi,
colano al suolo, non sono parchi,
miasmi d'ossidiana tonalità.

OH fiore adorno d'arcana purezza,
il tuo nitore è presto velato
dai molti adepti di un dio spietato 
che linfa assorbe e cede in tristezza. 

La Venere Dionaea s'atteggia con tatto.
Sfoggia, generosa, la propria avvenenza 
ma, lo si sa, è solo parvenza 
pronta a predar chi ha l'occhio distratto. 

A falsar virgulti da grazioso orpello, 
insegna l'edera, la grande esperta 
ma poi destina a morte certa 
chi, in buona fede, le da il puntello. 

Il malaffare a guisa di tossina, agisce. 
"Uniamo i popoli", dicean in coro,
poi han sottratto le pentole d'oro 
e alla plebe, ingenua, l'arcobaleno svanisce. 


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